Rimini | Trc invasivo: Fermatelo, la richiesta bipartisan di Mir e Rivoluzione civile
“Meglio aver speso inutilmente qualche milione di euro e recuperare le decine di milioni di euro ancora in ballo per opere più utili che arrivare in fondo ad un progetto disastroso per la collettività e drammatico per i cittadini interessati agli espropri”. E’ vero siamo in campagna elettorale e il tema potrebbe essere strumentalizzato, esordisce Marco Lombardi (Mir) che, “scosso” dalle fotografie sui giornali dei cittadini espropriati, precisa: “Io ho le carte in regola per parlare di questo argomento più di coloro che si sono svegliati solo ora parlando come se l'iter burocratico dovesse iniziare adesso. Sei anni fa io e Fabrizio Miserocchi (coordinatore provinciale del Pdl, ndr, partito con cui Lombardi è stato eletto in consiglio regionale) siamo andati a Roma al Ministero delle Infrastrutture per provare a bloccare il progetto e ci eravamo anche riusciti, ma di fronte all'insistenza di Vasco Errani (governatore della Regione Emilia Romagna, ndr) che in ogni piano indicava il trc come una priorità regionale, ed al fatto che le amministrazioni locali insistevano, alla fine il progetto è stato sbloccato”.
I filobus che passeranno accanto alla ferrovia (irrobustendo la frattura tra le due Rimini, quella del mare e quella del centro storico) e per cui si sono espropriate abitazioni private “non miglioreranno la mobilità del territorio” e “al costo di costruzione superiore ai 100 milioni di euro si dovrà aggiungere il deficit di gestione”. L’unica strada è “fermare quest'opera e tentare di destinare le risorse altrove, ma siccome l'iter è già in fase molto avanzata, il blocco può comportare conseguenze dannose sia nel rapporto con le imprese già coinvolte, che con la Corte dei Conti per i soldi già spesi”.
Allora Lombardi si appella a “un patto tra i futuri parlamentari del territorio e tra gli amministratori locali di maggioranza e opposizione affinché si studi un percorso per limitare i danni economici conseguenti ad un blocco degli appalti e per predisporre atti amministrativi che mettano tutti al riparo da interventi della Corte dei Conti”. Sbagliare è umano, perseverare… “La politica se sbaglia in buona fede, perché le condizioni socio-economiche tra il momento della progettazione e quelle attuali sono mutate, non può perseverare nell'errore solo per timore di responsabilità amministrative, ma deve poter cambiare idea proprio sul presupposto dell'interesse generale mutato. È meglio che la sinistra possa tranquillamente ammettere di aver sbagliato in buona fede senza che noi dell'opposizione infieriamo su questo, piuttosto che "costringerli" a perseverare in un errore che molti, anche all'interno della sinistra, vedono e capiscono”.
Lupus in fabula, dalla sinistra appunto, sulla vicenda del trc, espropri e non solo, intervengono anche i sostenitori del magistrato Antonio Ingroia. “Da ogni parte lo si guardi, il trc non manca mai di dare spunto per ulteriori critiche. Ultima occasione, l'esecuzione degli espropri per la realizzazione delle opere”, dicono da Rivoluzione civile. “Vogliamo essere chiari. Lo strumento dell'esproprio, quando si basa su una pubblica utilità condivisa e acclarata, ci sta, ma in questo caso viene eseguito per realizzare una "cattedrale" nel deserto che, speriamo di sbagliarci, resterà ampiamente sottoutilizzata. E per contro sono stati penalizzati tanti cittadini”. Lasciano a desiderare “le modalità pratiche con cui gli espropri sono stati eseguiti”, “un adeguato preavviso, qualora sia veritiero che non è stato dato, era una cosa dovuta”.
Ma al di là degli espropri “quest'opera resta ugualmente, a nostro parere, inutile e dannosa, non foss'altro per quanto è costata per la progettazione, sta costando per la realizzazione, e sicuramente costerà per la gestione visto, lo ripetiamo e speriamo di sbagliarci, sarà sottoutilizzata. Ma anche se si fosse trattato di un'opera davvero utile e condivisa, come si può pensare che i tempi di finanziamento durino 17 anni? La burocrazia, sia locale che nazionale, dilatando in questa maniera esagerata i tempi rende gli appalti pubblici, o il dispiego delle pratiche di privati, facili prede di malaffare, corruzione, tangenti”.